CHIESA CONVENTO DEL CARMINE



La Chiesa del Carmine (propriamente di S. Maria del Monte Carmelo), con l'annesso convento claustrato è una costruzione che risale all'inizio del XVII sec., e precisamente al 16 aprile 1605.

Posta entro l'ultima e più ampia cerchia di mura della città, in località Piano del Duca (oggi Largo Zavarrone), la chiesa, dedicata alla Madonna del Carmelo, è una costruzione architettonica sobria, con pregevoli elementi in stile tardo barocco di un certo interesse storico ed artistico.

Del Convento, oggi rimangono solo alcune mura e alcune massicce arcate del chiostro, mentre tutto intorno, ahimè, la struttura è pericolante. La chiesa é rimasta in attività, frequentata da numerosi credenti, fino al 1999, quando é stata chiusa perché dichiarata inagibile.

FONTE

 

CHIESA CONVENTO DEL CARMINE



La Chiesa del Carmine (propriamente di S. Maria del Monte Carmelo), con l'annesso convento claustrato è una costruzione che risale all'inizio del XVII sec., e precisamente al 16 aprile 1605.

Posta entro l'ultima e più ampia cerchia di mura della città, in località Piano del Duca (oggi Largo Zavarrone), la chiesa, dedicata alla Madonna del Carmelo, è una costruzione architettonica sobria, con pregevoli elementi in stile tardo barocco di un certo interesse storico ed artistico.

Del Convento, oggi rimangono solo alcune mura e alcune massicce arcate del chiostro, mentre tutto intorno, ahimè, la struttura è pericolante. La chiesa é rimasta in attività, frequentata da numerosi credenti, fino al 1999, quando é stata chiusa perché dichiarata inagibile.

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L’amaro dei fortunati  (  e dei peccatori  )

 

Montalto Uffugo, Calabria. Sulle alture avvolte dalla nebbia del primo mattino, sorgeva un antico monastero carmelitano, noto solo agli abitanti del posto come “la casa del silenzio”.

 

In quel luogo di preghiera e rigore, i monaci pare coltivavassero erbe officinali, studiando testi antichi per curare corpo e spirito. Ma tra tutte le piante, ce n’era una ritenuta sacra e misteriosa: il fiore di sambuco, ancora presente nelle rovine, dove noi della nostra azienda agricola, raccogliamo.

 

Secondo la tradizione, il sambuco era pianta di passaggio e protezione, capace di tenere lontani i mali invisibili e di portare fortuna a chi ne riceveva un rametto fiorito.

I monaci pare lo raccogliessero all’alba, solo nei giorni di luna crescente, e lo utilizzavano per preparare un elisir profumato, che chiamavano “Herba Salutis” – l’erba della salvezza.

Quel liquore veniva offerto solo a pellegrini stanchi, viandanti meritevoli e a chi aveva bisogno di “ripulirsi dentro”. Ma, più che un rimedio fisico, era considerato un piccolo rituale benedetto, capace di portare chiarezza, fortuna e leggerezza nell’animo.

 

Noi pensiamo che la ricetta sia lì nascosta chissà dove. Oggi il fiore di sambuco rivive nel nostro Amaro Zazà un liquore pieno di spiritualità, amore, tradizione e ironica benedizione.


Perché in fondo, la vera fortuna… va anche digerita.

L’amaro dei fortunati  (  e dei peccatori  )

 

Montalto Uffugo, Calabria. Sulle alture avvolte dalla nebbia del primo mattino, sorgeva un antico monastero carmelitano, noto solo agli abitanti del posto come “la casa del silenzio”.

 

In quel luogo di preghiera e rigore, i monaci pare coltivavassero erbe officinali, studiando testi antichi per curare corpo e spirito. Ma tra tutte le piante, ce n’era una ritenuta sacra e misteriosa: il fiore di sambuco, ancora presente nelle rovine, dove noi della nostra azienda agricola, raccogliamo.

 

Secondo la tradizione, il sambuco era pianta di passaggio e protezione, capace di tenere lontani i mali invisibili e di portare fortuna a chi ne riceveva un rametto fiorito.

I monaci pare lo raccogliessero all’alba, solo nei giorni di luna crescente, e lo utilizzavano per preparare un elisir profumato, che chiamavano “Herba Salutis” – l’erba della salvezza.

Quel liquore veniva offerto solo a pellegrini stanchi, viandanti meritevoli e a chi aveva bisogno di “ripulirsi dentro”. Ma, più che un rimedio fisico, era considerato un piccolo rituale benedetto, capace di portare chiarezza, fortuna e leggerezza nell’animo.

 

Noi pensiamo che la ricetta sia lì nascosta chissà dove. Oggi il fiore di sambuco rivive nel nostro Amaro Zazà un liquore pieno di spiritualità, amore, tradizione e ironica benedizione.


Perché in fondo, la vera fortuna… va anche digerita.

AMARO ZAZà

"Storia di un amore" richiama una narrazione romantica e nostalgica, suggerendo che ogni sorso racconta una vicenda intima, fatta di ricordi, emozioni e legami.

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